02.07.2025

Dal rifiuto ad un abbraccio. Vitaliy e la sua seconda possibilità

La storia di Vitaliy, da un’infanzia segnata dall’abbandono a una nuova vita costruita grazie all’accoglienza e alla fiducia ritrovata in una Casa famiglia.

Mi chiamo Vitaliy,
ho 29 anni e oggi vivo a Londra.
Ma la mia storia inizia molto lontano da qui.

Sono nato in Ucraina e sono stato abbandonato alla nascita. I miei primi anni li ho passati in orfanotrofio. A un certo punto, una famiglia mi ha "preso in affitto" per mandarmi a mendicare per strada. Era un’esistenza durissima. In quelle condizioni mi sono ammalato di pleurite e polmonite. Quando mi hanno trovato, mi hanno riportato in istituto.

Avevo circa otto anni quando sono stato adottato da una famiglia italiana. Pensavo fosse finalmente l’inizio di una vita felice. Ma il mio passato pesava: nascondevo il cibo sotto il materasso, avevo difficoltà a fidarmi. In quella famiglia, i figli naturali ricevevano affetto e attenzioni. Io no. Dopo qualche anno, mi hanno allontanato.

Così, intorno ai 14 anni, sono arrivato in una delle Case famiglia di Salesiani per il sociale. E lì, per la prima volta, ho iniziato a respirare un’aria diversa. Non è stato facile, ho fatto fatica ad adattarmi, ho avuto i miei momenti bui. Ma piano piano ho cominciato a fidarmi. Ho trovato adulti che non scappavano davanti alle mie difficoltà, educatrici come Eleonora che non cercavano un ragazzo perfetto, ma che accettavano me, così com’ero. E io, con loro, ho fatto un bel pezzo di strada.

Sono rimasto in Casa famiglia per circa 4 anni. A 18 anni, come da prassi, il Comune ha sospeso il contributo. Formalmente risultavo ancora adottato, quindi la mia ex famiglia avrebbe dovuto occuparsi di me. Ma ha preferito pagarmi un viaggio per andare in Australia. E così sono partito.

Lì, per la prima volta, ho iniziato a respirare un’aria diversa. Vitaliy, ex ospite di una nostra Casa famiglia

Gli educatori della Casa famiglia e in particolare Eleonora, non mi hanno mai lasciato davvero. Quando potevano, mi davano una mano, mi scrivevano. Dopo un po’ ho cercato di tornare in Italia. Ma anche allora, la mia famiglia adottiva ha chiuso la porta. Per un periodo sono stato ospitato nella casa personale di uno degli operatori, poi sono ripartito, questa volta per Londra.

Ora vivo qui. Ho un lavoro, degli amici, una vita. Ma torno spesso in Italia, due o tre volte l’anno. Quando arrivo, passo sempre in Casa famiglia, porto regali ai ragazzi più piccoli, parlo con chi sta affrontando un cammino simile al mio. Perché io so cosa vuol dire sentirsi rifiutato, sentirsi solo.

Tra poco mi sposo, ho invitato Eleonora e chi mi è stato accanto quando nessun altro c’era. Con chi mi ha voluto bene davvero continuo a sentirmi ogni giorno. E se oggi riesco a guardare avanti con speranza, è anche grazie a loro.

Vitaliy

La lettera di Vitaliy è stata pubblicata sul numero di "Chi Magazine" del 02/07/2025 all'interno della rubrica curata da Antonella Ferrari "Un sorriso nel dolore".

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