30 anni di Comunità Itaca: presidio di accoglienza e futuro per i giovani
Lo scorso 4 settembre la Comunità Itaca di Camporeale (PA) ha celebrato un anniversario speciale, ricordando una storia fatta di giovani e di adulti che hanno scelto di camminare insieme. Trent’anni di accoglienza, educazione e speranza.
Nel cuore dell’entroterra palermitano, Camporeale è un piccolo comune immerso in un territorio di straordinaria bellezza, dove trent’anni fa ha preso vita una presenza capace di incidere profondamente sul tessuto sociale: la Comunità Itaca. Nata nel 1995 grazie alla generosa donazione e all’impegno della maestra Maria Saladino, la comunità si è dedicata sin dall’inizio all’accoglienza di adolescenti e giovani in situazione di fragilità, offrendo percorsi educativi e di accompagnamento personalizzati. Con il tempo, Itaca è divenuta un presidio educativo e sociale stabile, un segno concreto di speranza e riscatto in una terra troppo spesso ricordata solo per le sue ferite.
Trent’anni dopo, la Comunità Itaca, guidata da Matteo Rallo, ha scelto di condividere questa lunga e significativa storia con tutti coloro che ne sono stati parte: giovani, educatori e istituzioni. Il 4 settembre, a Camporeale, si sono ritrovati per celebrare insieme un cammino fatto di accoglienza, relazioni e crescita. La giornata è stata resa ancora più ricca e significativa non solo dalla presenza degli educatori e dei ragazzi accolti dalla comunità Itaca, ma anche dalla partecipazione dei ragazzi e degli educatori delle Case Famiglia di San Gregorio di Catania, a testimonianza di una rete viva e solidale che continua a generare futuro.
La presenza dall’Ispettore dei Salesiani di Sicilia, don Domenico Saraniti, ha dato ulteriore valore alla celebrazione, sottolineando come trent’anni di presenza a Camporeale non rappresentino semplicemente un anniversario da commemorare, ma siano il segno concreto di un radicamento profondo nel territorio, frutto di un impegno quotidiano e fedele al fianco dei giovani più fragili. Nel suo intervento, don Saraniti ha voluto ribadire il senso profondo della missione salesiana, richiamando con forza le parole dello scrittore Gesualdo Bufalino: «La mafia sarà sconfitta da un esercito di maestri elementari». Con questa citazione ha indicato chiaramente che l’educazione è la risposta più efficace e duratura contro le logiche mafiose, contro l’emarginazione, contro ogni forma di violenza e povertà educativa. Formare coscienze libere, coltivare il senso critico e accompagnare i giovani nella scoperta del proprio valore sono strumenti potenti di cambiamento sociale. In questo senso, l’opera di Itaca si inserisce pienamente nella visione salesiana: costruire futuro attraverso l’educazione, con la pazienza, la presenza e l’amore di chi sceglie ogni giorno di esserci.

Dopo il saluto dell’Ispettore, sono intervenuti il Presidente del Consiglio Comunale e il Sindaco della Città, dott. Luigi Cino, che hanno espresso vicinanza e riconoscenza per il lavoro svolto dalla comunità Itaca in trent’anni di presenza a Camporeale. Le istituzioni locali hanno sottolineato l’importanza di una collaborazione continua tra enti pubblici e realtà educative, capace di generare percorsi di crescita e inclusione sociale duraturi. A seguire, il saluto di don Alberto Anzalone, presidente territoriale di Salesiani per il sociale Sicilia, che ha ribadito il valore della rete salesiana come luogo di accoglienza, formazione e promozione umana, specie per i giovani più fragili. Il suo intervento ha posto l’accento sul significato profondo dell’educazione come risposta concreta alle sfide del nostro tempo.
Il convegno inaugurale, dedicato all’accoglienza residenziale e al suo impatto sui giovani e sul territorio, ha visto anche la partecipazione di don Francesco Preite, presidente nazionale di Salesiani per il sociale, che ha ricordato come “Itaca” non sia soltanto una denominazione, ma un’immagine potente: un approdo sicuro dopo la tempesta, un punto fermo in cui i ragazzi possono ritrovare se stessi, recuperare fiducia e riscoprire il senso del futuro. In un mondo spesso segnato da incertezze, fragilità familiari e marginalità sociale, Itaca diventa metafora e realtà di un cammino di ritorno, di accoglienza e di rinascita. Il presidente ha poi ringraziato gli educatori, definendoli “dita di Dio” per i ragazzi: strumenti concreti attraverso cui passa l’amore, la cura, la guida quotidiana. Figure che non si limitano a vigilare o a gestire, ma che si fanno prossime, che ascoltano, che credono nei giovani anche quando loro stessi hanno smesso di farlo. È in questa relazione autentica e trasformativa che si realizza il cuore della missione educativa salesiana.

La giornata è stata ulteriormente arricchita dalle testimonianze dei ragazzi accolti dalla comunità, alcuni dei quali oggi hanno trovato un lavoro e avviato un nuovo percorso di vita, e da quelle degli operatori, testimoni silenziosi ma fondamentali di ogni cambiamento. Le loro storie di rinascita hanno reso evidente quanto una comunità educativa possa incidere nella vita di un ragazzo, contribuendo al tempo stesso a rigenerare il tessuto sociale del territorio.Un ringraziamento particolare è rivolto ai Salesiani di Sicilia e all’Associazione A Braccia Aperte APS, che da trent’anni garantiscono con continuità e competenza la gestione e lo sviluppo di questa esperienza di accoglienza. Il loro impegno ha reso la comunità Itaca un presidio educativo stabile, capace di generare percorsi di autonomia, legalità e inclusione sociale, contribuendo in modo significativo alla promozione del benessere dei giovani e alla coesione del territorio.
Le Case famiglia e le comunità di accoglienza di Salesiani per il sociale sono luoghi in cui ogni giorno nascono nuove storie di fiducia e di futuro. Con il tuo sostegno possiamo continuare a garantire accoglienza, educazione e speranza a tanti ragazzi e ragazze che ne hanno bisogno. Puoi donare qui