Siamo con voi: la storia di Chiara, educatrice di Torino

Mi chiamo Chiara e sono l’educatrice che da Agosto 2022 si occupa di accompagnare la famiglia M. nel loro percorso di integrazione e autonomia qui in Italia. Seppur da tempo mi interesso al tema della migrazione e dell’intercultura, questa per me è stata la prima esperienza sul campo, proverò a raccontarvi qualche aspetto. La cosa che più apprezzo di questo incarico è che mi costringe costantemente a mettermi in discussione; l’incontro con una cultura così diversa dalla mia mi pone davanti agli occhi una (forse) scomoda verità, ovvero che tutto ciò che ho sempre dato per scontato, valori, modo di vivere, di pensare, non sono gli unici possibili al mondo né tantomeno i migliori. Sono diverse le storie che mi sono ritrovata a leggere e studiare negli anni, eppure questa è diversa da tutte le altre. Sì perchè la storia della famiglia M. non è una “classica” storia di migrazione; la loro è stata un’evacuazione, non hanno potuto scegliere né programmare il viaggio, avrebbero continuato la loro vita in Afghanistan se non fossero stati perseguitati per la loro etnia e fede religiosa.
Credo che questo aspetto sia importante da sottolineare perché non è facile integrarsi in un Paese che non si è scelto quando non si ha avuto neanche il tempo di salutare quello natio. Nonostante questo la famiglia non smette di ribadire quanto sia grata a tutte le persone che da quando sono arrivati si sono prese cura di loro; sembra che apprezzino il calore e l’affetto che si respira in Italia, in fondo non è così distante da quello a cui erano abituati nel loro villaggio.  L’oratorio un po’ lo è, un villaggio, persone che vanno e che vengono, giocano, sorridono, abbracciano, portano del cibo e lo condividono. Oltre all’equipe educativa sono molti e molte i volontari e le volontarie che in qualche modo accompagnano la famiglia nelle piccole conquiste quotidiane, chi dà lezioni di italiano ai genitori, chi aiuta i ragazzi con i compiti, un medico in pensione che ci dà consigli sulle questioni sanitarie, tanti e tante amici/amiche della comunità che si rendono disponibili donando il loro tempo. Le sfide ogni giorno non sono poche per questa famiglia, dove sembra quasi che i ruoli si siano ribaltati. I genitori fanno più fatica ad adattarsi al cambiamento, prima di tutto perché
nel loro paese questo sarebbe già il tempo del riposo e toccherebbe ai figli grandi occuparsi di loro, mentre in Italia sono considerati ancora abbastanza giovani per lavorare e occuparsi del mantenimento della famiglia; inoltro sono quelli che hanno vissuto più a lungo in Afghanistan. Senza mai essere andati un giorno a scuola, si ritrovano catapultati in una realtà completamente nuova, fatta di burocrazia infinita, informazioni rese reperibili solo online, titoli di studio richiesti, carte bancarie, gruppi whatsapp con i genitori della classe del figlio, etc. I figli invece stanno riscontrando minori difficoltà, parlano abbastanza fluentemente l’italiano, hanno amici e amiche di scuola o della squadra sportiva, girano Torino con Google Maps, e aiutano i genitori ogni giorno a destreggiarsi con i nuovi strumenti che sono diventati parte di questa nuova quotidianità.
Le mie sfide in quanto educatrice quindi sono quelle di cogliere queste fatiche senza rischiare di dare per scontate cose che per me fanno parte della quotidianità da tutta la vita e che per loro invece sono estranee. Spesso il rischio nel nostro lavoro è quello di farsi prendere dalle tante cose che ci sono da fare e cadere nella trappola della routine con l’effetto poi di togliere tempo di qualità alla relazione. Lo scambio che si trae dall’incontro con una cultura diversa e poterne prendere contatto dalla dimensione della famiglia è qualcosa di molto potente e arricchente. Sono molto grata dunque di aver ricevuto questo incarico che oltre alle fatiche che comporta mi sta facendo crescere sia professionalmente che soprattutto personalmente, non posso che augurare il meglio a questa famiglia con la certezza che in un modo o nell’altro avranno sempre un posto speciale nella mia vita e penso di poter dire anche io nella loro.
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