18.07.2022

Testimonianze di mobilitazioni generose e solidali per gli Ucraini

Sono passati 145 giorni da quando è scoppiata la guerra in Ucraina e la situazione continua ad essere tragica.
I Salesiani presenti in grandi città del Paese come Kiev, Leopoli, Odessa, Dnipro, Zhytomyr stanno continuando a curare l’accoglienza in loco per chi cerca un rifugio, fornendo cure mediche e generi alimentari.
I Salesiani in Italia, anche grazie al sostegno dei benefattori di Salesiani per il sociale Aps, stanno accogliendo mamme, minori e interi nuclei familiari presso le case salesiane del nostro Paese.
Arsenij, accolto dall’Associazione progetto strada di Livorno ci racconta che «quando è scoppiata la guerra, nessuno se lo aspettava e tutti sono rimasti scioccati dagli eventi in corso. La mia famiglia pensava che sarebbe finita presto e non siamo scappati subito, ma quando ci siamo resi cono che la guerra si sarebbe trascinata per molto tempo, abbiamo deciso di andare via. Quando siamo arrivati in Italia, il primo mese ho provato ad imparare la lingua da solo, ma è stato difficile. Grazie ai Salesiani, per 4 mesi, tre volte a settimana, sono andato ai corsi d’italiano e questo mi ha aiutato molto. Ora capisco cosa dicono le persone e posso anche sostenere un dialogo».

 

Misha, anche lei accolta dall’Associazione progetto strada di Livorno, invece ci racconta che con la sua famiglia, il 24 febbraio, giorno in cui la Russia ha cominciato a bombardare l’Ucraina, sono scappati subito in una loro casa in campagna, per poi prendere differenti treni a Leopoli per arrivare fino in Italia.
«I primi giorni finalmente abbiamo avuto molto tempo per riposare. Ma abbiamo avuto molta paura quando abbiamo sentito un allarme suonare. La gente del posto ci hanno detto che questo rumore era il campanello della scuola ma noi lo stesso suono lo abbiamo ascoltato in Ucraina per allerta raid aereo».

 

Iryna, mamma di Danylo e Vladyslav, di rispettivamente 7 e 15 anni anche se con fatica è consapevole di dover rendersi autonoma con la lingua e dunque impegnarsi il più possibile per apprenderla.
Accolta dalla Società Cooperativa Sociale DoMani di Bologna, ha visto il figlio più piccolo esser stato inserito fin da subito nella classe prima della scuola primaria del territorio. Lui è un bambino socievole, allegro e autonomo che partecipa con entusiasmo alle attività pomeridiane proposte dai volontari.
Vladyslav, figlio di 15 anni, presenta invece un carattere molto chiuso e timido che lo porta a stare più isolato ed evitare la socializzazione. In questi mesi è stato supportato con lezioni individuali da parte di personale della Cooperativa, ed accompagnato, con diversi colloqui svolti insieme alla mediatrice, nel percorso di riflessione e decisione in merito al suo futuro.

 

Nataliia, anche lei mamma di due ragazzi, accolta dalla Società Cooperativa Sociale DoMani di Bologna, durante questo periodo si è iscritta ad un corso per OSS, al fine di rendersi autonoma ed acquisire competenze finalizzate alla ricerca di lavoro. Ha inoltre aderito alla proposta di supporto psicologico individuale, svolgendo 4 incontri.
Khrystyna, la figlia di 10 anni, insieme ad un’altra minore del centro, frequenta una scuola di danza classica, dove si reca, accompagnata dalla madre, due volte a settimana.

 

Mira, mamma di 31 anni con due figli, Timothy e Cyril, di 8 e 4 anni è stata accolta da Metacometa Aps in Sicilia e ci racconta «Ad un certo punto della mia vita è successo così, che all’improvviso, il 24 febbraio, le prime parole che ho sentito dire da mio marito sono state “Svegliati, è iniziata la guerra. La Russia ci ha attaccato”. Non potrò mai dimenticare questo momento della mia vita, il momento più traumatico, paragonabile alla notizia di un lutto. Andrew - è questo il nome di mio marito - subito dopo l’inizio della guerra era convinto che avrei fatto meglio a lasciare l’Ucraina con i miei figli. Non ho immediatamente colto il suo suggerimento: per diversi giorni, infatti, non sono riuscita ad accettare l’idea di lasciare la mia casa, mio marito e i miei genitori, i miei affetti più cari e il luogo in cui ho vissuto per più di 30 anni. Alla fine, dopo qualche giorno, sono salita insieme ai miei figli su un autobus e sono partita insieme ai miei figli: durante il viaggio interminabile mi sono resa conto che, probabilmente, non avrei mai più potuto vedere o abbracciare mio marito e i miei genitori e che forse, quando la guerra sarà finita, potrei non avere nessun posto in cui tornare o nessuno da riabbracciare. Sono arrivata in Sicilia dopo tre giorni di viaggio e, anche se adesso io e i miei figli siamo al sicuro, sono in Ucraina con i pensieri, il cuore e l'anima e penso alla mia famiglia costantemente, con paura e preoccupazioni che non possono essere descritte a parole. Sono molto grata a tutte le persone che ci hanno aiutato: a chi ci ha detto come raggiungere in maniera sicura l’Italia, a chi ci ha condotto fin qui, a chi ci ha aiutato con la burocrazia e a chi ogni giorno ci permette di avere non solo del cibo e un tetto sulla testa, ma qualcosa attorno che è molto simile ad una famiglia per me e per i miei figli».
Questo progetto di accoglienza è stato possibile grazie alla mobilitazione generosa e solidale, che non è fatta solo di prime necessità e una risposta al bisogno primario di accoglienza ma anche spazi dove questi profughi possano trovare un luogo sano di socialità e condivisione per favorire un pieno inserimento sociale.

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