Responsabilità Digitale – In rete contro il bullismo

Ieri, mercoledì 25 Maggio, presso Università Pontificia Salesiana con un seminario nazionale sulla Responsabilità Digitale si è concluso il progetto REDI.
Un progetto finanziato dal Dipartimento per le politiche della famiglia, che pone particolare attenzione sui temi del bullismo e del cyberbullismo.
Andrea Sebastiani, direttore di Salesiani per il sociale APS, ha introdotto dati esplicativi utili a comprendere il contesto e le ipotetiche fasi d’intervento su cui agire. 
L’uso di internet è sempre più diffuso, ma diventa una pratica sempre più individualistica (gli adolescenti che usano internet in modo isolato sono passati dal 4% del 2010 al 38% del 2014).
«Da qui nasce l’esigenza di coinvolgere gli insegnanti, i genitori e i ragazzi stessi.
Coinvolgere non per sostituire, ma per potenziare quello che già c’è in loro. Potenziare e connettere, mettere insieme e far parlare perché se le sensibilità, le conoscenze non sono comunemente condivise, i percorsi non si attivano. Dobbiamo dunque crescere insieme, maturare insieme. Una sfida ardua ma che ci inviata a pensare e a trovare delle soluzioni».

Gli obiettivi del progetto erano:
– Sviluppare la capacità di uso critico dei social e la possibilità di decodificare i messaggi
– Prevenire e contrastare un uso improprio, incongruo o dannoso
– Migliorare la comunicazione e la costruzione di significati condivisi, tra minori e adulti, attorno all’uso dei social.

La metodologia utilizzata è stata quella di cooperare con la comunità educante con il coinvolgimento dei diversi soggetti, e quella della peer education, ovvero l’attivazione a la creazione da parte dei ragazzi di percorsi che potessero fare consapevolezza e costruzione di percorsi formativi.
I responsabili locali di progetto sono stati accompagnati durante il percorso dai 3 esperti:
Elena Buccoliero, Roberto Maurizio e Renato Butera che durante la tavola rotonda ci hanno sollecitato, attraverso una lettura sociologica dei dati emersi dai questionari somministrati agli studenti, prima e dopo l’intervento nella sede, sui temi del bullismo, cyberbullismo e protagonismo giovanile.
Purtroppo i dati emersi non sono rassicuranti (oltre 500 adolescenti tra i 12 e i 15 anni pensa al futuro con emozioni negative) ma il docente della Facoltà di Scienze dell’educazione all’UPS, Zbigniew Formella, con la sua analisi psicoeducativa ci ha suggerito interventi a lungo e a breve termine.
Ma cosa accade realmente nella testa del giovane?

Nel cervello coesistono due aree, quella emotiva e quella cognitiva.
Nel giovane la parte emotiva del cervello è molto più potente, e lascia meno spazio al cognitivo.Così come la distinzione delle due aree del cervello, per i ragazzi non esiste la divisione tra reale e virtuale.
Le nuove generazioni vivono in una società fortemente dipendente dalle tecnologie e dalla rete, al punto che spesso si ritrovano di fronte a una difficoltà oggettiva: distinguere ciò che reale da ciò che è virtuale. È palese che ciò che avviene online non è reale; ma è pur vero che ciò che è virtuale troppo spesso influenza e condiziona fortemente la vita reale.

Ecco perché un’azione di cyberbullismo può rappresentare un pericolo serio per l’incolumità fisica e mentale della vittima.
Secondo l’analisi psicoeducativa del docente, ciò accade perché la famiglia e la scuola stanno diventando sempre più deboli. I ragazzi, soffrendo nella famiglia e soffrendo nella scuola, si scaricano tra di loro.
L’aggressività non è una cosa che si può ammettere, ma noi cosa presentiamo?
«Allora ci vorrebbe un rafforzamento dei valori familiari e scolastici».
Fabio Pasqualetti, decano della Facoltà di Scienze della comunicazione ci analizza questo problema da un’altra prospettiva, quella della comunicazione e del fallimento della parola.

Chi non riesce più ad esprimere le proprie angosce, è inevitabile che scarichi nel comportamento la propria carica di aggressività distruttiva.
«Dobbiamo chiederci dunque perché la parola riesca nel miracolo di una trasformazione radicale dell’istintività e della violenza. La parola istituisce lo spazio specificatamente umano del simbolico e delle rappresentazioni affettive».

Sensibilizzare i giovani, le famiglie e i docenti è il compito che da molti anni ormai la Polizia di Stato si è prefissata di portare avanti per combattere il fenomeno; gli esperti della Postale hanno stilato una serie di suggerimenti per riconoscere i segnali di malessere manifestati dai ragazzi perché ogni cambiamento repentino e rapido di umore, un cattivo rendimento scolastico o la chiusura in sé stessi possono, in realtà, nascondere un disagio che merita di essere approfondito.
I ragazzi spesso non hanno un’adeguata consapevolezza di quanto i “dispetti” online, le prese in giro possano avere effetti dolorosi sugli altri. Va insegnato loro ad avere rispetto della privacy online e di essere riservati con le proprie immagini e quelle degli altri. La diffusione e la detenzione di materiale illegale è un pericolo reale.
Inoltre molti sono i reati che il Codice penale contempla per stabilire il significato racchiuso nella parola bullismo che Alessandro Scarpello, vice-dirigente compartimento polizia postale Lazio e il Capitano Giuseppe Colella, Comandante del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri Montesacro ci hanno illustrato.
   
Al termine degli interventi dei professionisti sono stati visionati i video che i ragazzi delle suole medie e superiori hanno realizzato per il contest del progetto.
Essersi misurati in prima persona per la realizzazione di elaborati multimediali ha fatto di loro i coprotagonisti del progetto.

Don Francesco Preite, Presidente di Salesiani per il sociale APS, ha ringraziato le istituzioni presenti e ha premiato i vincitori della scuola media di Prato e la scuola superiore di Vercelli.
«Il progetto Redi è riuscito a costruire attorno ai ragazzi una comunità educante fatta di oratori, associazioni, scuole, forze dell’ordine capace di curare insieme l’educazione al mondo digitale. Costruire comunità intorno ai ragazzi significa non lasciare solo il minore difronte ai pericoli del bullismo e del ciberbullismo.
Il secondo risultato di progetto raggiunto è il processo educativo attivato con i ragazzi.
Comunità educante e processo educativo sono obiettivi che vanno perseguiti sempre nel tempo per garantire una crescita sana e responsabile ai ragazzi specialmente nel mondo digitale».

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