In ricordo di don Michele De Paolis, l’amico dei poveri di Foggia e costruttore di una “chiesa nuova”

“Don Michele De Paolis è un salesiano che ha saputo costruire una comunità, laici e consacrati insieme, una ‘chiesa nuova’”: Rita De Padova è una dei pionieri della Comunità Emmaus di Foggia e presidente della Fondazione Siniscalco Ceci Emmaus che il 9 marzo, in un convegno, ricorderà la figura di questo straordinario amico dei poveri, don Michele, e consegnerà alla Sindaca di Foggia oltre 3500 firme per intitolargli una strada o un luogo di interesse comune nella città. “Il 9 marzo, giorno del convegno è il compleanno di don Michele: consegniamo le firme perché ci piacerebbe inaugurare una strada a suo nome il 29 ottobre, decennale della morte”.
Don Michele, napoletano di origine, proviene da una famiglia nobile. Vive tra la Campania e la Calabria, poi conosce i salesiani: racconta la sua vocazione come molto osteggiata dalla famiglia, ma alla fine diventa sacerdote. Studia a Torino, i suo collaboratori lo ricordano come un uomo colto, che parlava di tutto e al quale era difficile dire di no. Viene mandato in Sud America dove ricoprirà l’incarico di Ispettore dell’Uruguay. Quando torna in Italia, coglie al volo l’occasione offertagli dopo un Capitolo Generale speciale durante il quale viene fatta una rilettura delle Costituzioni alla luce del Concilio Vaticano II e si trasferisce a Foggia.
A Foggia inizia la stagione della sua vita accanto agli ultimi. Con don Nicola Palmisano, don Gerardo Russo, don Michele Mongello e don Giorgio Pratesi apre le porte della Parrocchia del Sacro Cuore. Ma il gruppetto di salesiani non vive in parrocchia: stare accanto ai poveri vuol dire vivere anche come i poveri, e allora si trasferiscono in una baracca di 30 metri quadrati continuando il servizio in Parrocchia che diventa una scuola, uno spazio per ospitare gli sfollati e per offrire solidarietà ai disoccupati. Racconta ancora Rita De Padova: “Nel 1976 mi avvicinai alla parrocchia, incuriosita dai panni stesi fuori e dal movimento nuovo che si vedeva: mi avvicinarono i salesiani, non me ne sono più andata”. Il catechismo si faceva a casa dei bambini perché quel gruppetto di salesiani voleva insegnare nel contesto familiare in cui crescevano i ragazzi.
Nel 1978 nasce l’idea della comunità di vita: laici e salesiani insieme per vivere, pregare, lavorare. La piccola comunità si trasferisce in una casa cantoniera a 25 chilometri da Foggia, sistemata dagli operai volontari del Candelaro. Cosa è stato don Michele ma anche gli altri salesiani di quel gruppo formidabile, lo spiega bene Rita: “Sono stati delle ‘statue’ di salesiani, hanno coinvolto i laici in un tempo in cui era impensabile farlo, hanno incarnato il Vangelo della Liberazione, ci hanno insegnato che tutte le persone hanno dignità, come diceva Don Milani”.  Don Michele, intuendo l’importanza del tema sociale, è tra i promotori e fondatori della Federazione SCS, oggi Salesiani per il Sociale. A Rita, di quegli anni resta l’insegnamento più grande di don Michele, don Gerardo, don Nicola e don Giorgio: “Tutti potevamo fare delle cose, indipendentemente da dove venivamo: si può costruire il futuro, e oggi Emmaus è questo, una comunità di persone che lavora per più poveri e che dà lavoro a 70 persone”.
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