Servizio Civile a Monzón: tra difficoltà e sorrisi, l’Incredibile Viaggio di Roberta nel cuore della solidarietà

Ciao a tutti!
Mi presento: sono Roberta e vi scrivo da Monzón, paesino della Spagna da dove sto svolgendo il Servizio Civile.
Mi occupo di aiutare i ragazzi dai 12 ai 16 anni di una scuola media salesiana con particolari difficoltà nello studio e nell’apprendimento.
Beh, che dire di questa esperienza.
Sicuramente, è un’esperienza unica che capita solo una volta nella vita e che consiglio a tutti i giovani di fare. Non solo ti permette di crescere professionalmente, entrando in contatto con realtà lavorative e culturali diverse rispetto all’Italia, soprattutto ti arricchisce sotto il profilo umano.
Sono tanti i timori e le domande che all’inizio dell’esperienza possono esserci e che io stessa mi sono posta, come ad esempio:
  • “sarò in grado di aiutare i ragazzi?”
  • “riuscirò a trasmettere i miei valori e l’importanza dello studio?”
  • “riuscirò a cavarmela con la lingua?”
Ma tutte queste domande sono svanite non appena arrivata a Monzón, il calore e l’accoglienza ricevuta dall’OLP e da tutto il personale scolastico mi ha fatto dimenticare di essere lontana da casa, in un paesino che all’inizio era estraneo, ma che con il passare del tempo è diventato subito familiare ed è per me “casa”.
Per non parlare dell’affetto, del sorriso e degli abbracci dei ragazzi quando varco la soglia della scuola o quando li incontro per il paesino. Provengono da realtà familiari ed economiche disagiate, in alcuni casi anche lontani dalle loro terre natie (pur essendo un paesino devo dire che c’è un elevato tasso di immigrazione) ed ascoltare le loro storie, mi fa tanto riflettere.
Infatti, la domanda che sempre mi faccio è “cosa posso fare io per aiutarli?”
Sicuramente noi volontari siamo una goccia d’acqua in un oceano, ma la risposta che sempre mi dò è amore (o come diceva Don Bosco amorevolezza) perché è ciò di cui hanno bisogno. Può sembrare scontato, ma in realtà per loro riceve affetto, che molto spesso non ricevono dalle loro famiglie, li aiuta tantissimo nella crescita e nel vedere la vita diversamente.
Ogni giorno che passa si crea un legame sempre più profondo con i ragazzi; infatti, alcuni di loro mi hanno regalato dei disegni e dei lavoretti fatti durante le ore scolastiche affinché non mi dimentichi di loro (e come potrei), anzi penso che sarà dura lasciarli a fine anno scolastico.
Sicuramente, tutto questo mi rende molto felice e mi fa capire che, da quando sono qui a Monzón, sto riuscendo a trasmettere loro l’affetto di cui hanno bisogno e man mano sempre di più si affidano a me, si aprono e raccontano i loro problemi, creando così un legame sempre più profondo.
E concludo la mia giornata di servizio sempre stanca, ma felice.
È proprio vero “i bambini sono come il cemento umido, tutto quello che li colpisce lascia un’impronta” -Haim G. Ginott-
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