Chi ci impedisce di sognare?

Il dovere del ricordo di Rita Atria. La mafia in casa, il coraggio della denuncia.

Oggi, 26 Luglio 2022 sono esattamente 30 anni da quando Rita Atria si tolse la vita.
Una ragazza di 17 anni, che una settimana dopo la strage di via D’Amelio, si uccide a Roma, dove viveva in segreto, lanciandosi dal sesto piano di un palazzo in viale Amelia.
Si è svolto, questa mattina, un momento di ricordo e riconoscimento organizzato da Libera, presso il luogo in cui Rita Atria si è lasciata andare e noi come Salesiani per il sociale APS abbiamo ritenuto importante esserci, per condividere e ricordare, che il rapporto tra il sociale e le istituzioni deve essere sempre maggiore. Il sociale senza coscienza politica porta ad una solidarietà senza diritti e non è quello che vogliamo.

«Ricordare Rita Atria significa ricordare come sono andate sempre le cose nel nostro paese. Serve a dare un valore aggiunto alla lotta alla mafia».
Così si è espresso il presidente della Camera Roberto Fico dopo aver deposto un cuscino di fiori davanti alla targa che ricorda il suicidio della collaboratrice di giustizia vicina a Paolo Borsellino.
Francesco Laggada, presidente del VII municipio, ci ricorda una frase di Rita: «Prima di combattere la mafia devi farti un esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combatterla nel giro dei tuoi amici. La mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci» per poi aggiungere: «Non c’è un’età per essere coraggiosi, non c’è un’età per fare delle scelte, per assumere degli atteggiamenti, per non voltare la faccia di fronte alla criminalità piccola e grande che incontriamo sui nostri territori».
Un invito, per spronare i ragazzi presenti a fare scelte di coraggio, con l’auspicio di avere sempre le autorità presenti, perché, come ha affermato Don Luigi Ciotti, sacerdote da sempre impegnato sui temi sociali e contro terribili mali:
«Dobbiamo avere il coraggio di abbandonare una serie di prassi, magari buone, magari utili, ma oggi sono solo utili a perpetuare uno status quo piuttosto che affrontare un problema alla radice.
Lotta alla mafia vuol dire lavoro, giustizia sociale, cultura, lotta alla povertà educativa, scuola, sostegno alla famiglia. Dobbiamo trovare risposte ed azioni comuni, uscendo dalla trappola delle abitudini, dall’autoreferenzialità […] Combattere la mafia alla radice significa valorizzare il positivo, significa combattere la povertà educativa. Il problema è che da crimine organizzato noi viviamo un crimine normalizzato perché nella percezione della gente c’è meno sangue, meno attentati, meno preoccupante. Invece la mafia è più forte di prima, ha cambiato le forme e modi, ma continua ad essere una presenza molto più forte».
Parole dure, ma che vedono nella realtà di tutti i giorni la concretezza che noi, come Salesiani per il sociale cerchiamo di contrastare attraverso il sostegno scolastico, la vicinanza alle famiglie, le scuole professionali per i ragazzi in dispersione scolastica.

 

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