Se l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, come recita il primo articolo della Costituzione Italiana, sono una centinaia di migliaia i ragazzi che attraverso il sostegno delle numerosissime case salesiane hanno “imparato un mestiere”.
Il lavoro è inevitabilmente al centro della società attuale; ne condiziona i progressi e gli squilibri e costituisce una delle cause principali delle sue crisi.
Ed è proprio per questo che uno dei desideri più grandi di Don Bosco era quello di “mettere i giovani in grado di guadagnarsi onestamente il pane” in un ambiente sereno e sicuro ed educarli ad essere “buoni cristiani, buoni cittadini e abili nell’arte”.
È proprio con il santo infatti che nasce il primo contratto di apprendistato (8 febbraio 1852) che non doveva risolversi solo in un apprendimento professionale, ma che aveva lo scopo di far crescere civilmente il giovane con responsabilità da condividere con la famiglia. Erano infatti quattro le pagine del contratto con rispettivamente quattro firme al fondo: il datore di lavoro, l’apprendista, il padre del ragazzo e Giovanni Bosco.
Sono passati centosettanta anni ma quell’accordo è ancora valido ed attuale nei suoi contenuti e soprattutto può dire molto sul valore della collaborazione tra associazioni ed imprese.
L’originalità del rapporto di Don Bosco con il mondo del lavoro è caratterizzata dall’intenzione educativa che si prende cura della totalità della persona.
Ad oggi sono diversi i progetti promossi da Salesiani per il sociale APSnell’ambito della formazione professionale e dell’inserimento socio-lavorativo grazie al sostegno dei benefattori e dalla rete con l’ente di formazione CNOS-FAPattraverso cui si è potuto garantire a giovani che “abitano il disagio” un’opportunità di riscatto dal contesto di provenienza.
I progetti che sono stati già attivati sono: “Salvi per un pelo!”(corso professionalizzante di parrucchiere), e “Anem e pizz”(corso per pizzaioli) realizzati presso l’Istituto Salesiano E. Menichini a Napoli.
Sono state sostenute inoltre le “Borse lavoro” presso Casa Tiziana della cooperativa “Momo” a Cuneo e grazie a tutto questo molti giovani neet non solo si sono formati ed affermati nel mondo del lavoro, ma hanno ritrovato la dignità nel lavoro.
“Questi progetti sono una piccola ma concreta risposta alla sete di lavoro dei giovani – afferma don Francesco Preite, Presidente di Salesiani per il sociale APS – Il lavoro è dignità che edifica la pace. Proprio per questo non possiamo dimenticarci del dramma della disoccupazione giovanile che specialmente nelle nostre periferie, raggiunge tassi altissimi aumentando la povertà, il disagio sociale ed i conflitti. Quando non c’è cultura e lavoro, il degrado avanza e diventa concime per la criminalità organizzata. Bisogna avere il coraggio di interrompere questo circolo vizioso!
Lancio un appello alle imprese per collaborare insieme nelle periferie sociali a favore dei giovani. Insieme, investendo nella formazione professionale possiamo dare risposte concrete alla sete di lavoro giovanile. Aiutare questi ragazzi a formarsi e ad inserirsi nel mondo del lavoro, è restituire dignità e speranza di una società migliore”.