Lo scorso 25 novembre insieme a molte associazioni che lavorano nelle grandi città con i più giovani – tra cui molti direttori delle case salesiane in Italia – abbiamo rivolto al Governo un “Appello ai giovanissimi per le periferie” per richiedere la tutela di quei ragazzi che non possono ricorrere alla DAD (didattica a distanza) per indigenza.
«Avvertiamo – si legge nella lettera – l’urgenza e il dovere morale di segnalare il gravissimo problema delle ragazze e dei ragazzi delle periferie del Paese riversati per strada, senza possibilità di ricorrere alla DAD, per motivi di indigenza. Da Catania a Napoli, da Bari a Milano, da Torino a Roma, la pandemia con le sue ricadute, sta colpendo in modo grave le periferie delle nostre città, già provate da povertà, disagio e mafie. È un’emergenza alla quale non si può rimanere indifferenti. Stiamo parlando dei giovanissimi, minori di 16 anni, con 40 mq di casa – quando c’è – in obbligo formativo, in condizioni familiari di forte disagio sociale che hanno resistito al lockdown di marzo e che in questa seconda ondata di contagi, non potendo frequentare le scuole, né i centri di aggregazione, né i Centri di Formazione Professionale, sono finiti per strada in balia dei clan, più fragili e disperati di prima, senza punti di riferimento alternativi».
«I clan reclutano con violenza e forza economica manovalanza proprio tra i soggetti più fragili garantendo giovani leve nelle proprie file. Il momento attuale è il più fertile per la criminalità: la strada. Questi giovanissimi nella quotidianità sono invece impegnati in programmi educativi di salvataggio che li tengono ancorati alla legalità e ora si sentono traditi perché non vedono alternative. Abbiamo la certezza che se non interveniamo ora con misure adeguate e immediate, consegneremo la prossima generazione nelle mani della criminalità. Subiremo un’ondata ancora più devastante di giovani criminali se non riusciremo a prevenire l’aggravamento della povertà educativa. Dove c’è il degrado e l’assenza dei presidi scolastici e formativi, la criminalità non può che ingrassare».
«Uno Stato previdente e democratico come il nostro ha il dovere di tutelare specialmente i soggetti più fragili e meno abbienti come ci indica la nostra amata Costituzione. Chiediamo misure urgenti e immediate come la dote tecnologica per i minori in obbligo formativo e la possibilità per i minori fragili della didattica in presenza ed eccezioni di aggregazione per i casi più disagiati.Chiediamo l’attenzione del Governo e misure concrete di contrasto alla povertà educativa nelle periferie con interventi infrastrutturali di riqualificazione urbana, sociale e formativa che restituiscono dignità e futuro alle giovani generazioni. I nostri ragazzi più fragili si aspettano alternative concrete e non parole».
Non è tardata la replica del ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia, che stamane ha risposto al nostro appello.
«Il pericolo di un possibile aumento della dispersione scolastica e della marginalizzazione di molti nostri ragazzi, è tra i principali punti critici collaterali alla pandemia su cui c’è il continuo confronto tra Stato e Regioni, in un clima di leale collaborazione» – afferma l’onorevole Boccia. «Il nostro obiettivo, d’intesa con gli amministratori locali, è il ripristino della didattica in presenza al più presto; un obiettivo tale da garantire sia il contenimento della dispersione scolastica sia la necessaria socialità dei ragazzi. Stiamo intervenendo sulle maggiori criticità emerse sui territori connesse alla riapertura degli istituti: differenziazione dell’orario di ingresso, incremento dei mezzi di trasporto e uniformità di indicazioni per l’attività di tracciamento e isolamento. Il principale impegno rimane quello di mettere in sicurezza tutto il Paese, sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista sociale ed economico. Per questo anche la riapertura delle scuole è subordinata all’andamento dei contagi nel Paese castamente monitorati dall’Istituto Superiore di Sanità. Mi permetto di ricordare che, pur rappresentando una soluzione assolutamente temporanea e non ancora strutturata, la didattica a distanza è comunque supportata anche da numerosi incentivi messi in campo dal Governo».